Pubblichiamo
il numero di febbraio 2013
di "Radicati nella fede"
LA TRADIZIONE E' PIU' PASTORALE
DEL CONCILIO
Editoriale di “Radicati nella
fede”, febbraio 2013 [anno VI, n° 2]
Si è così insistito sul Concilio
pastorale in questi cinquant'anni, che a molti, nati dopo il Concilio, sarà
venuto il dubbio che prima, nel passato, la Chiesa non abbia fatto veramente
pastorale. In verità, la dizione “Concilio pastorale” nasconde un cambiamento
così profondo che si potrebbe esprimere meglio con la frase “un Concilio per
cambiare la pastorale”. Invece di dire “Concilio pastorale”, dovremmo forse
dire che dopo il Concilio è cambiata la pastorale della Chiesa così tanto da
non riconoscerla quasi più.
Ma certo che si faceva pastorale prima del
Concilio Vaticano II, e con che risultati splendidi!: il nostro mondo era
diventato tutto cristiano! E nelle terre di missione quante conversioni e che
opere! E quante vocazioni! E che
famiglie cristiane!
E si parlava con chiarezza e si agiva di
conseguenza!
Dopo il Concilio, il Modernismo pratico ha
complicato tutto e falsificato tutto: ci si è persi in logorroici discorsi
fumosi, con interminabili analisi sulla società moderna, degni dei congressi
dei partiti politici, ma non della Sposa di Cristo. E questo deriva dalla
reiterpretazione delle verità di fede operata dal modernismo e dal
neo-modernismo: si salvano apparentemente le verità del credo, ma le si svuota
di contenuto dall'interno, così che non vogliono dire più nulla.
Anni fa sentimmo dire, alla festa
dell'Assunta, che la Madonna non era “salita in Cielo” come si intendeva con
semplicità una volta, ma era “entrata nella realtà più vera”, “aveva preso
coscienza fino in fondo della realtà più vera e che quindi compito dei
cristiani era “coscientizzare il mondo sul valore della vita”. Qualche fedele
alla fine della messa domandò con semplicità : “...ma per voi c'è ancora il
Cielo?” Qualcun altro brontolò: “Speriamo
che il prossimo anno si faccia davvero la festa dell'Assunta!”.
E' proprio così: questa terribile predicazione
che vuole rendere interessanti i dogmi alla modernità, ha prodotto lo scandalo,
la perdita della fede e in ultimo una noia mortale.
Il cristianesimo, quello vero, che accoglie con
intelligente ubbidienza la verità rivelata da Dio e trasmessa dalla Santa
Chiesa, quello che non vuole rendere alla moda i dogmi, ha prodotto invece una
predicazione e una cura d'anime sommamente efficace, che non ha bisogno di
adattarsi ai tempi, perché converte i tempi. È tutto un apostolato che parla di
verità eterne, di quelle verità che l'uomo di tutti i tempi cerca assetato. È
un apostolato che non invecchia perché nasce dalla fede e si nutre della grazia
soprannaturale. È un apostolato in cui si permette a Dio di agire nelle anime.
Ci siamo imbattuti in un bella predica di un
santo vescovo, mons. Aurelio Bacciarini di Lugano. Una delle tante prediche
fatte da questo instancabile Pastore, in visita pastorale in una delle tante
parrocchie della sua diocesi.
La predicazione di questo santo vescovo era
eminentemente pratica: “Più volte, predicando, come adesso predico,
all'ingresso della Visita, mi è capitato di vedere alla porta della chiesa
gruppi di uomini che si affacciavano a sentire; poi appena io accennavo alla
confessione ed alla comunione, li vedevo ritirarsi uno dopo l'altro e sparire.
Certamente quegli uomini ragionavano così: “Ma come? Noi pensavamo di venire a
sentire un discorso speciale e solenne, un discorso da Vescovo, ed ecco che viene
a dirci la più vecchia e più comune cosa: viene a dirci di andare a confessarci
ed a comunicarci! Se è così, tant'è che ritorniamo a casa nostra perfettamente
delusi!”
“Miei cari: se io non dovessi
morire, e se anche voi non doveste morire, e se né io né voi non avessimo
un'anima da salvare, e se non esistesse né un paradiso da conquistare, né un
inferno da evitare; allora, sì, invece di esortarvi alla Confessione e alla
Comunione vi terrei ben altro discorso, che meglio accarezzi l'orecchio, e meglio
soddisfi la umana curiosità. Anzi, allora, sapete che farei? Me ne starei
tranquillamente nella residenza vescovile e non mi darei neppure la pena di
pellegrinare di parrocchia in parrocchia, e lascerei che ognuno viva a proprio
talento.
“Ma invece, miei cari: ho il dovere di salvare
l'anima mia non solo, ma anche le anime vostre. Guai a me, se al tribunale di
Dio non potrò dire di aver fatto tutto per condurre a salvezza le anime di
tutti voi! Per conseguenza io devo, anzitutto, indicare al mio popolo le vie
della salvezza che sono i Sacramenti di Dio: la Confessione, la S. Comunione.”
Forse che questa non era pastorale? Anzi,
questa è la sola vera, perché parte dalla questione della salvezza delle anime.
Non lasciamoci ingannare: chi pensa che la Chiesa
abbia iniziato a fare pastorale con il Concilio, ha voluto in verità cambiare
la pastorale cattolica, perché fosse adatta alle nuove ereticali idee che hanno
invaso la Chiesa. Non hanno più ricordato le verità eterne agli uomini... e non
hanno più insegnato la via della grazia e dei sacramenti.
Hanno iniziato la rivoluzione dicendo che la
pastorale non era fatta per salvare le anime, perché quelle le salva Dio, anzi
sono già salvate! Hanno detto e fatto l'esatto contrario di quello che la
Chiesa ha detto e fatto per diciannove secoli... ma... con quale autorità?
E il mondo e la Chiesa si sono intristiti,
perché invasi dalle sciocchezze degli uomini.
Ma di tutto questo la Chiesa e il mondo sono
ormai stanchi.