Pubblichiamo il numero di Febbraio 2014
di "Radicati nella fede".
STABILITAS LOCI
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII n° 2 - Febbraio 2014
Se c'è un rischio grande, oggi,
è quello di credere di vivere le cose perché le si pensa o perché
le si vede. Sì, oggi è questa la grande illusione, l'illusione del
“virtuale”. Non vogliamo parlare solo di internet, anche di
questo, ma non solo di questo.
C'è nel mondo tradizionale chi,
navigando sul web, fa il pieno di informazioni sulla vita della
Tradizione, partecipa a tutti i più infuocati dibattiti o
intervenendo o lasciandosi agitare, e pensa così di vivere la Chiesa
secondo la tradizione. C'è poi un altro genere di “virtuali”,
fatto da quelli che, amando viaggiare, vanno in cerca dei luoghi più
significativi, dove poter vivere qualche intensa esperienza, che
faccia loro gustare un pezzetto della Chiesa di sempre: un giorno
sono in un convento, l'altro in un priorato, l'altro ancora in una
chiesa dove si canta bene la messa. Nell'approssimarsi di una festa
dicono: “Dove andiamo a viverla questa volta, dove sarà meglio?”.
Entrambe queste posizioni sono
ingannevoli e a lungo andare non costruiscono niente, lasciano a mani
vuote, non cambiano la vita. Sono entrambe ingannate dal “virtuale”
che non diventa mai “carne e sangue”. È un vagabondare
pericoloso, che non ti cambia, che sposta fuori di te il problema.
Potremmo applicare a questo
genere di persone il giudizio severo che San Benedetto, padre del
monachesimo occidentale, esprimeva sui monaci vaganti:
“C'è infine una quarta
categoria di monaci, che sono detti girovaghi, perché per tutta la
vita passano da un paese all'altro, restando tre o quattro giorni
come ospiti nei vari monasteri...
...sempre vagabondi e
instabili, schiavi delle proprie voglie ...
Lasciamoli quindi da parte
...”
Perché questa sferzante severità
da parte del Patriarca del monachesimo? Perché questi monaci, così
vagando, non si pongono sotto l'obbedienza di nessuno e sfuggono al
primo compito del cristiano, la propria conversione.
I monaci benedettini fanno due
voti: quello di stabilità (nel monastero) e quello della conversione
dei costumi, conversione della vita. Ma è evidente che i due voti
sono collegati strettamente: come fa il monaco a convertire la sua
vita, se stabilmente non si mette sotto un'obbedienza santa, se non
segue chi può guidarlo al cambiamento della sua vita? E come fa ad
obbedire se non è stabile, se il riferimento della sua vita non è
stabile?
Questo è vero anche per ciascuno
di noi, non solo per il monaco. È vero per ogni cristiano. Tanto più
per il cristiano che giustamente vuole seguire il Cristianesimo “non
modificato”, cioè la Tradizione.
Per questo, e lo abbiamo già
detto, dobbiamo riconoscere un luogo di messa tradizionale, dove
accanto alla celebrazione della messa ci sia anche la sana dottrina,
e farlo diventare il luogo della nostra stabilità. Solo così sarà
edificata la nostra vita, sotto un'obbedienza reale che ci converte.
Anche nel caso che questo luogo
sia molto distante, e quindi impossibile recarvisi tutte le
settimane, sarà sempre possibile un riferimento spirituale intenso
che ci permetterà un reale seguire. Uno non potrà forse andarci
tutte le settimane, ma programmerà il suo esserci nei momenti più
intensi dell'anno. Molte volte la difficoltà della distanza invece
di essere un inciampo, se aumenta il desiderio, è una grazia: tu che
sei distante puoi capire meglio quanta grazia ci sia in quel luogo,
che tu non puoi sempre raggiungere.
Ad altri, più fortunati per
vicinanza, sarà invece sempre possibile una fedeltà scrupolosa,
alle messe e agli incontri dottrinali, fedeltà che, sola, nel tempo
produce grandi frutti.
La vita cristiana consiste nel
seguire Cristo, ma questo seguire passa attraverso quel prolungamento
dell'Incarnazione di Nostro Signore che si chiama Chiesa. E nella
Chiesa si incarna in volti precisi: quel sacerdote, quel fedele più
zelante ecc...
Non ha proprio senso il
vagabondare spirituale, è sterile e se volete ridicolo: vai in un
luogo, vuoi vederci una bella Messa cantata, va bene! ma lo sai che,
perché ci sia quella Messa cantata, dei fedeli hanno rinunciato alla
loro “libertà”, per essere lì tutte le domeniche a cantarla?
...e altri hanno assicurato il servizio all'altare, tutte le
domeniche? ...e un prete è lì stabilmente per celebrarla?
Se tutti questi avessero
vagabondato negli anni, per cercare “esperienze” spiritualmente
interessanti, tu non avresti trovato un bel nulla. Riflettici su
questo.
Sì, è chiesta a molti una
conversione in questo senso, una decisione per la vita: vuoi la
Tradizione? Falla!... secondo l'autorità che il Signore ti ha dato.
Sei prete? Inizia a celebrare la messa di sempre. Sei laico? Recati
stabilmente dove un sacerdote, sano per dottrina, ha assicurato la
messa della Tradizione, e sii fedele a quella chiesa, perché la tua
fedeltà edifichi altri e converta il tuo cuore.
Non c'è alternativa a questa
stabilità.
Avete mai provato a domandarvi:
ma se per un miracolo della Provvidenza, il Papa concedesse libertà
totale all'esperienza della Tradizione, sapremmo far frutto di questa
libertà? Ci metteremmo, sotto la grazia di Dio, a fare il
Cristianesimo secondo la Tradizione? O troveremmo delle scuse per
vivere ancora nella recriminazione?
Volere che la Chiesa torni alla
sua Tradizione, lamentandosi o rimpiangendo, fa buttare il tempo, fa
buttare la vita... e la vita passa veloce.