Pubblichiamo il numero di Giugno 2015
di "Radicati nella fede"
PERCHE' LA MISTICA
NON FINISCA IN POLITICA
PERCHE' LA MISTICA NON FINISCA IN POLITICA
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VIII n° 6 - Giugno 2015
Cambierà qualcosa nella Chiesa?
Vedremo la fine della crisi modernista? Vedremo il ritorno di tutta
la Chiesa alla sua Tradizione?
Umanamente dovremmo rispondere di no.
Da troppo tempo questa crisi va
avanti, perché umanamente sia prevedibile una rinascita. La presenza
dei cattolici secondo il gusto del mondo è così estesa e la
Tradizione così umanamente esigua, da portare, secondo un calcolo
umano, allo scoraggiamento.
Per questo, secondo una previsione
umana, possiamo dire che non vedremo il ritorno alla Tradizione.
Eppure noi preghiamo e lavoriamo ogni
giorno perché la Tradizione torni ad essere patrimonio comune di
tutta la Chiesa. Facciamo la Tradizione per questo, la facciamo
perché tutti tornino ad essa, e la Chiesa si liberi dal veleno
modernista nella sua dottrina e nella sua pastorale.
Sarebbe logico abbracciare la
Tradizione, passare alla Messa antica, solo per un gusto personale?
Che senso avrebbe fare la Tradizione senza desiderare che questa
torni a regnare sulla Chiesa tutta? Sarebbe un gioco senza senso! e
noi non vogliamo giocare.
Ma questo desiderio, umanamente
infondato, come non è un'utopia?
Non è un'utopia irrealizzabile perché
è in gioco la potenza di Dio. È Dio che conduce la storia, è sua
l'onnipotenza; “nulla è impossibile a Dio”.
Carissimi, occorre evitare la tentazione del Naturalismo pratico, che può regnare anche in coloro che si dicono Cattolici secondo la Tradizione.
Il naturalismo pratico, quando pensa
alle vicende della storia, del mondo o della Chiesa fa lo stesso,
calcola in sostanza solo le forze umane in atto. A parole può ancora
dire che Dio può tutto, ma questo potere non entra mai nella logica
delle sue scelte e azioni.
Quando questo naturalismo pratico
entra nell'azione dei cattolici è devastante: li fa agire secondo il
possibile umano e non secondo il possibile di Dio.
Sono tanti quelli che amano la
Tradizione, che la sentono corrispondente alla verità della fede, e
poi agiscono non secondo questa verità, ma secondo il calcolo umano
del possibile e realizzabile! Dicono: “Come è vera e bella la
Tradizione della Chiesa - e poi aggiungono - ma ormai non può più
tornare il suo glorioso passato; siamo dunque prudenti e
accontentiamoci di qualcosa di meno realizzabile ora”. Per questi
cattolici il possibile e il realizzabile non è poggiato sulla Verità
di Dio, ma sul fattibile umano.
Non c'è posto nel loro calcolo per la
grazia, sono dei naturalisti.
Non c'è posto per Dio, non c'è posto
per il miracolo, che in verità è la normalità della Storia.
I cattolici di duemila anni, quelli
veri, non hanno pensato e agito così.
Hanno riconosciuto la Verità di Dio,
l'hanno desiderata per la loro vita, hanno faticato e lottato perché il mondo intero la riconoscesse e accogliesse. Per questo il
Cristianesimo si è diffuso nel mondo intero.
Hanno posato la loro azione sulla
verità della grazia e della onnipotenza di Dio, non hanno calcolato
umanamente il realizzabile.
I martiri hanno fatto così.
Loro, che sono i santi per eccellenza,
sono morti per affermare la verità di Dio, fidandosi che un giorno
Dio avrebbe portato a compimento l'opera. Sono morti senza vedere il
trionfo della fede; sono morti sul serio, in una solitudine abitata
solo da Dio, lasciando a Dio il futuro. Hanno vissuto dell'unica
preoccupazione seria, quella di santificare il presente nella fedeltà
assoluta a Nostro Signore Gesù Cristo.
E che dire di tutti quei cristiani,
pensiamo al quelli del Giappone, che per secoli hanno resistito
fedeli al Signore, con un Pater e Ave, senza più sacramenti,
consegnando la loro fede ai figli, lasciando a Dio il futuro, certi
che un giorno un missionario sarebbe tornato con i sacramenti che
salvano. Fedeli a Dio nel presente, senza calcolo umano, lasciando a
Dio l'esito della loro testimonianza.
Cari amici, anche noi dobbiamo fare così, fedeli a Dio nel presente, custodendo la Tradizione che è la natura stessa del Cattolicesimo, lasciando a Dio il futuro. È l'unica posizione ragionevole.
È qui dentro, in una posizione
radicalmente anti-naturalista, certa realmente della potenza della
grazia, che ha senso e valore il nostro sacrificio, unito a quello di
Cristo.
L'alternativa è il pasticciare:
volere un po' di Tradizione, venendo continuamente a patti con mille
compromessi in chiesa e in casa, accondiscendendo al peccato o
all'errore che ci circonda, sottraendoci al sacrificio del richiamo,
dicendoci che non possiamo pretendere tutto. Tanti fanno così: un
po' di tradizione e tanto cedimento alle mode del momento, lasciando
a Dio la responsabilità della testimonianza. È l'esatto contrario
che occorre fare: la nostra testimonianza dev'essere totale,
lasciando alla grazia di Dio i frutti.
Occorre non essere cattolici
naturalisti. Il naturalista è sciocco e miope, dice di credere in
Dio e poi sottrae a lui la signoria sulla realtà e il tempo.
Occorre essere mistici, cioè
cattolici. I mistici vedono Dio all'opera e partono da questo.
Occorre restare mistici, mentre
intorno a noi la mistica muore nella politica. Anche quella
ecclesiastica.