Pubblichiamo il numero di Aprile 2017
di "Radicati nella fede"
AL NATURALISMO
NON SERVONO LE CHIESE
AL NATURALISMO NON SERVONO LE CHIESE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno X n° 4 - Aprile 2017
Che crisi del Cattolicesimo! Che
desolazione ci circonda! Un deserto sconfinato, pieno di ruderi, tra
i quali si aggirano anime spaventate in cerca di una guida.
Apparentemente tutto sembra al suo
posto... ancora segni della storia cristiana, monumenti che ti
parlano del popolo di Gesù Cristo; ancora immagini di santi...
ancora croci e altari... ancora chiese, ma senza la vita dentro.
Sì, è proprio questa l'impressione
violenta: senza la vita dentro.
Intanto perché la maggioranza delle
chiese resta chiusa: ti aggiri nei paesi con al centro, perennemente,
la casa di Dio inaccessibile, non si sa per quale prudenza! Fatte per
l'incontro degli uomini con Dio, edificate per il culto e per
l'adorazione di Nostro Signore Gesù Cristo presente nel Santissimo
Sacramento dell'Eucarestia, le chiese restano chiuse. Una parte di
esse si apre solo per una veloce messa, il tempo per esplicare il
rito scheletrico rinnovato, poi la porta viene di nuovo sprangata, in
attesa della prossima volta; e questo solo per i villaggi che hanno,
non si sa per quanto tempo ancora, la visita del prete.
La cristianizzazione del mondo si è
propagata nei secoli passati con l'apertura di luoghi di culto. In
una terra desolata arrivavano i monaci per primi, iniziavano ad
edificare una chiesa e una casa, il monastero, e abitandola vi
instauravano la lode di Dio, il servizio all'Altissimo, trasformando
quel pezzo di mondo da pagano a cristiano.
La conversione dei popoli avveniva
intorno ai monasteri, vere scuole del servizio di Dio. Paesi e poi
città sono sorte attorno a questi luoghi consacrati; gli uomini
hanno imparato dai monaci missionari cosa vuol dire vivere da
cristiani, hanno imparato una vita redenta.
Le parrocchie poi, quelle della
diffusione capillare della vita cristiana, hanno continuato il
lavoro: erano piccoli ma veri e propri monasteri, dove un parroco
abitando cristianamente quella porzione di terra assieme ai fedeli,
garantiva la possibilità di una vita diversa da quella del mondo
senza Dio; una vita ritmata dall'anno liturgico, dalla grazia dei
sacramenti, dall'osservanza dei comandamenti. In una parola,
garantiva la vita soprannaturale degli uomini.
È la storia della Cristianità.
Della cristianità, non solo del
Cristianesimo: cioè la storia della trasfigurazione del mondo che
prese la forma di Cristo.
Ne nacque una cultura. Una cultura,
cioè una capacità intelligente di affrontare tutto secondo la forma
di Cristo: il lavoro, la gioia, i dolori, la vita e la morte, l'arte
e lo studio: tutto prese una forma nuova. Il Cristianesimo non solo
era nella storia, ma fece la storia.
Oggi non è proprio più così, che
tristezza. Oggi i cristiani non fanno storia, la subiscono.
Ma da dove arriva questo rivolgimento,
questo terremoto inarrestabile che ha raso tutto al suolo?
Non ne vediamo che una origine: il
Naturalismo.
Il Protestantesimo e il suo “cavallo
di troia” che lo ha introdotto tra noi, cioè il cattolicesimo
liberale, hanno prodotto il cattolicesimo modernizzato che non è
nient'altro che naturalismo.
Questo naturalismo “cattolico”
crede in Dio, ma in un Dio da guardare da lontano, un Dio che in
fondo in fondo non si è rivelato; o meglio, si riduce la rivelazione
al fatto che Dio dice che c'è. E con questo Dio gli uomini hanno un
semplice rapporto tra creatura e Creatore: tutto qui. Allora questo
vuoto nel rapporto tra Dio e gli uomini viene riempito dalle nostre
idee e opinioni; viene colmato dalle mode del momento, viene assunto
come contenuto religioso quello che il mondo pensa: così si assiste
a quella perenne giostra di cambiamenti che tanto piace ai cattolici
nuovi, che stanno picconando ciò che resta della cristianità.
Invece Dio si è rivelato.
E ha rivelato un contenuto: ha
rivelato la sua vita intima. Dio è Padre; dall'eternità, quando
ancora non splendeva la luce creata sul mondo, Dio genera un Figlio,
al quale comunica la sua natura, le sue perfezioni, la sua
beatitudine, la sua vita. E il Padre e il Figlio sono uniti in un
vincolo d'amore potente e sostanziale, da cui procede quella terza
persona che la Rivelazione chiama con un nome misterioso: lo Spirito
Santo. È il segreto della vita intima di Dio.
Per un trasporto d'amore Dio decreta
di chiamare delle creature a dividerla: questa vita traboccherà dal
seno della divinità per raggiungere e beatificare elevandoli al di
sopra della loro natura, degli esseri tratti dal nulla: gli uomini.
Per questo il Figlio si fa uomo, il
Verbo si fa carne: perché in Cristo, nella sua grazia santificante
che discende dalla Croce, noi siamo adottati come figli, come veri
figli.
“Ecco, voi siete divinizzati” (Gv
10,34): da questa trasformazione dell'uomo, chiamato a partecipare,
ad aderire alla vita intima di Dio, nasce la Cristianità, cioè la
trasformazione del mondo intero, della storia e della realtà,
chiamata a servire l'unica cosa necessaria, cioè la trasformazione
dell'uomo nella santità.
Questa è l'opera della vita, l'unica
in fondo.
Per questo c'è la Chiesa, per
quest'opera hanno lavorato gli operai del vangelo nei secoli, per
questo Dio ha voluto la Cristianità, cioè il mondo trasfigurato
dalla grazia.
Ma oggi non si parla quasi più della
Trinità, della grazia santificante, della vita intima di Dio, della
santità di Dio e della nostra santificazione. Si dice solo che Dio
c'è, ma per questo non era necessaria la rivelazione, bastava la
ragione umana.
Per questo le chiese chiudono: alla
religione naturale non servono più.