Pubblichiamo il numero di Febbraio 2019
di "Radicati nella fede"
L'INGANNO DEI TEMPI MORTI
L'INGANNO DEI TEMPI MORTI
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XII n° 2 - Febbraio 2019
C'è una sensazione strana, ci tocca
vivere in un clima strano, quasi sospeso, dove sembra che non accada
niente.
Il Limbo è stato frettolosamente
accantonato dalla teologia cattolica e, ironia della sorte, sembra
quasi di vivere in una sorta di limbo della vita della Chiesa, nel
quale tutto è fermo.
Le speranze in un ritorno della Chiesa
Cattolica alle sue antiche glorie sono ormai da tempo spente, mentre
i fautori della primavera del Concilio, sempre più vecchi di età e
forse anche nell'animo, stancamente propinano le lodi di una stagione
della Chiesa che sarà registrata negli annali come la più grande
catastrofe del cristianesimo mai vista.
È un tempo sospeso quello che si
avverte, un tempo sospeso dove però, a forza di inerzia, la
rivoluzione distruttrice del Cattolicesimo sta compiendosi nelle
nostre terre. Gli ottuagenari figli del Concilio impazziscono nel
loro vuoto di fede, ed esprimono la loro follia riformando il nulla
che è rimasto: cambiare, cambiare, per convincersi di esserci ancora
e per credere di contare ancora qualcosa per questo mondo! Stanno
arrivando a cambiare ciò che avevano già cambiato, non per tornare
sulla strada giusta, che sarebbe quella della Tradizione, ma per
radicalizzare ancora di più le innovazioni nella disperata ricerca
di qualcosa di interessante. Però, per questi agnostici tristemente
annoiati, senza il senso di Dio, non ci potrà più essere nulla di
veramente interessante.
Sono arrivati a stancarsi anche del
loro messale e a parrocchie ormai vuote imporranno le loro nuove
preghiere, forse pensando che il cristianesimo risorgerà perché Dio
non induce più in tentazione e dona la pace non agli uomini di buona
volontà, ma a quelli che egli ama! Siamo al ridicolo, che è tragico
perché è a guida dei pastori.
Questi vecchi smantellatori non hanno
più alcun entusiasmo, lo hanno perso occupando i posti di potere ed
esercitando questo potere: quando si sono accorti che la primavera
del Concilio non sarebbe mai giunta alla stagione della mietitura,
come ipnotizzati nel loro sconcerto, si sono ostinati nell'unica
opera loro possibile: impedire con ogni mezzo il ritorno dei fedeli e
del clero alla Tradizione, cioè semplicemente al Cattolicesimo da
cui provenivano.
Quanto più è stata fallimentare la
loro riforma della Chiesa, tanto più è stata violenta la
repressione della Tradizione: come in ogni dittatura occorre negare
il passato, perché la gente non faccia confronti con il presente.
E soprattutto hanno creato un clima
moralistico contro la Tradizione, proprio loro che della morale non
importava più nulla: e mentre si preparavano a sdoganare tutto,
divorzio – aborto – eutanasia – coppie di fatto e perversioni
varie, si sono ostinati contro l'unico peccato rimasto, quello di
volere la Chiesa come era prima della loro delinquenziale
rivoluzione.
Ora sono stanchi, senza entusiasmo,
spenti dentro, ma non cambiano in nulla la loro devastatrice
prospettiva: sembra proprio un ottenebramento. Diventano, così,
ridicoli e patetici nel gestire le ultime folli riforme nascondendo
nervosamente la fine della loro chiesa.
Facendo così hanno bloccato il mondo
cattolico al loro anno zero, quello del Vaticano II da loro mitizzato
e falsificato; hanno bloccato tutto al loro anno zero e hanno così
azzerato tutto.
La fregatura sarebbe entrare e vivere
nel clima pestifero che hanno costruito, entrare tutti nel loro
limbo, nel limbo dei distruttori del limbo. Molto mondo tradizionale
rischia di vivere così e avverte l'attanagliante stretta del tempo
morto. Troppo mondo tradizionale si fa definire dal clima
fallimentare della neo-chiesa e, dopo aver reagito, sta lasciandosi
andare a una stanca ripetizione di gesti e parole che non spera più
in una rinascita della fede. Questo è proprio il segno del clima
mortale della neo-chiesa agnostica.
Disse Gesù ai suoi discepoli: “Siate
pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a
coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze...” (Lc
12,35-36).
Così ci vuole il Signore,
expectantibus, gente che aspetta in modo vivo e non rassegnato, è il
segno della fede.
L'attesa poi, l'aspettare vivo, è
sempre ricca di opere, di zelo buono, di una capacità di vivere
l'amore a Cristo dentro ogni circostanza e situazione, desiderando
sempre e sempre di più che molti si convertano e diventino
cristiani, a partire da casa nostra.
Il tempo morto non esiste, è un
inganno... il tempo o è con Cristo per l'edificazione, o è contro
Cristo per la distruzione... e il nemico fuori e dentro la Chiesa fa
vivere il tempo come morto per distruggere quello che resta.
Beati servi illi, beati quei servi che
il Signore quando verrà troverà vigilanti... ma la vigilanza si
chiama Tradizione! Il Cristianesimo vissuto secondo la Tradizione
bimillenaria della Chiesa è lo strumento formale di questa
vigilanza, perché, nell'obbedienza che ti chiede, ti impedisce di
distruggere, nell'attesa del suo ritorno, il dono di Dio.
Invece il demonio costruisce i tempi
morti, nei quali l'uomo, bambino annoiato, distrugge il dono di Dio
come fosse un suo giocattolo: così hanno fatto della Grazia e della
Chiesa.
Domandiamo una fedeltà operosa alla
Tradizione, facendoci umili costruttori dell'opera di Dio, affinché
quest'opera possa raggiungere i più.