Pubblichiamo il numero di Marzo 2019
di "Radicati nella fede"
OBBEDIENTI
OBBEDIENTI
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XII n° 3 - Marzo 2019
La cosa più insopportabile per un tradizionale è passare per
disobbediente. È l'accusa che fa più soffrire perché la più contraria alla
verità che si racchiude nel termine stesso di Tradizione. La Tradizione è la
grande obbedienza, perché la fede la ricevi, non la costruisci tu. La fede la
ricevi attraverso la Rivelazione di Dio comunicata dalla Chiesa e precisata
dalla Chiesa. La Tradizione, poi, che si condensa nella Liturgia è tutta
un'obbedienza; e il cuore della liturgia che è la Santa Messa non ha senso
fuori dall'obbedienza. La messa è l'obbedienza per eccellenza: “fate questo in
memoria di me” dice Nostro Signore Gesù Cristo. Anche la struttura della
liturgia bimillenaria della Chiesa è tutta basata sull'obbedienza: il rito
impone parole e gesti che il prete pronuncia ed esegue, che non improvvisa.
Siamo tornati alla messa tradizionale per vivere in questa obbedienza dove le
ossa slogate ritrovano il loro posto; l’abbiamo fatto per essere ricostituiti
in questa obbedienza, ma che dolore sentirci accusati di disobbedienza! Che
dolore e che ingiustizia!
Occorre entrare
profondamente nella questione per comprendere che la nostra non è
disobbedienza. Se uno resta in superficie non può capirlo, come non l'hanno
capito tutti quei sacerdoti che cinquant'anni fa applicarono con dolore, perché
interiormente perplessi, la riforma liturgica che rivoluzionava la messa di
secoli all'indomani del Vaticano II. Non amavano la riforma che non
aspettavano, lo facevano per pura obbedienza ad una norma della Chiesa, che
chiedeva di abbandonare la forma della preghiera che li aveva generati alla
fede.
Loro apparentemente
hanno obbedito, noi apparentemente disobbediamo e diciamo di no a questa
riforma che non sarà mai buona, anche dopo cinquant'anni dalla sua imperterrita
applicazione.
Se accettiamo di
apparire disobbedienti è per l'evidente “sfascio” provocato dal Novus Ordo
Missae.
È un giudizio chiaro
che ci muove: il Novus Ordo ha fondato, senza dichiararlo, un nuovo ordine
della Chiesa: dopo la messa nuova nulla è stato come prima: Papato, episcopato,
sacerdozio, laicato sono come cambiati di natura. La nuova messa ha imposto una
reinterpretazione globale del Cattolicesimo, che di fatto lo ha mutato
radicalmente. Anche la preghiera, anche quella personale, non sarà più come
prima; non sarà più come la preghiera di secoli di cristianità, perché la
protestantizzazione aperta dalla riforma conciliare muta anche la forma del
rapporto personale con Dio.
E pensare che tutto
questo sfascio, evidente oggi nei suoi disastrosi effetti scristianizzanti, è
passato per obbedienza alla Chiesa! Poveri preti e poveri fedeli! Che illusione
pensare di cambiare solo la Messa e non tutto il resto. Se cambi la messa cambi
tutto, e tutto non sarà più come prima, non potrà più esserlo.
Ebbene, accettiamo di
apparire disobbedienti alla Chiesa, per obbedire alla Chiesa, perché di chiese
non ce ne sono due!
Non ci sono due
Chiese, ce n’è Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, con dentro un enorme
e tragico incidente di percorso che il futuro rivelerà appieno.
E se disobbediamo
alla Chiesa che commette questo enorme errore, lo facciamo obbedendo a quello
che la stessa Chiesa ha domandato, come obbedienza, fino all'altro ieri; e l’ha
domandato così per secoli e secoli.
Non ci sono due
chiese. Sono i novatori ereticali, invece, che pretendono l'esistenza di due
Chiese, quella vecchia e quella nuova. Sono loro a volere quella nuova che
sorge dalla rivoluzione della Chiesa di sempre.
Noi invece, noi
tradizionali, non dobbiamo cadere nell'inganno dei rivoluzionari: stiano
nell'unica Chiesa, accettando con dolore di sembrarle disobbedienti, amandola
più di noi stessi. Accettiamo di sembrarle disobbedienti, amando infinitamente
l'obbedienza che fa riposare nell'unione con Dio.
Amiamo tutto
dell'unica Chiesa, la sua storia, i suoi santi, la sua gente, tutta la civiltà
che ha prodotto e che ha dato forma ai popoli; amiamo tutto di lei tranne che
la rivoluzione che l'ha voluta cambiare con disprezzo.
I rivoluzionari
invece non l'hanno mai amata la Chiesa, e per non andarsene l’hanno cambiata.
Non cadiamo nel loro
inganno, non ci sono due Chiese, ma per capire questo occorre essere lucidi e
inesorabili nella condanna di una falsa riforma abortiva.
Proprio perché falsa,
la riforma non ha fondato una nuova Chiesa, ha solo sfigurato la Chiesa di
sempre, che permane anche in stato di dolore. Noi l'amiamo come figli
obbedienti e per questo custodiamo tutto di lei, a partire dalla sua Santa
Messa.